DOSSIER

 
 
 
Il crack Lehman Brothers
 
HOME DEL DOSSIER
La cronaca
I mercati
Guida per il risparmiatore
Gli effetti
L'analisi

Cina, prima riduzione dei tassi dal 2002

di Gabriele Meoni

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
16 Settembre 2008

La frenata mondiale sta contagiando anche la Cina. La conferma è arrivata ieri da una fonte autorevole, la Banca centrale di Pechino, che cogliendo di sorpresa il mercato ha tagliato i tassi d'interesse per la prima volta da oltre sei anni e ha abbassato la riserva obbligatoria che le banche devono depositare presso la Banca centrale (non succedeva dal novembre 1999).
Una svolta improvvisa, dettata dal peggioramento della congiuntura. L'economia sta rallentando la sua corsa sulla scia dell'indebolimento delle esportazioni, ma le autorità sono preoccupate soprattutto dal crollo della Borsa, che dall'ottobre scorso ha perso il 65%, e dai primi segnali di cedimento del mercato immobiliare, in particolare nelle città costiere più legate all'export.
Il taglio dello 0,27% nel tasso applicato sui prestiti a un anno porta il costo del denaro al 7,20 per cento. La riduzione della riserva obbligatoria di un punto percentuale (dal 17,5% al 16,5%) interrompe una lunga serie di restrizioni su questo fronte, se si pensa che nel 2003 la percentuale di asset che le banche dovevano depositare presso l'istituto centrale era soltanto del 6 per cento. Quest'ultima misura, che entrerà in vigore il 25 settembre, riguarda però solo le banche medie e piccole: sono infatti esentati i sei istituti di credito principali, delle cui riserve la People's Bank of China ha bisogno per acquistare valuta estera e frenare l'apprezzamento dello yuan.
Il comunicato della Banca centrale nasconde, dietro un tono burocratico («L'obiettivo è di risolvere rilevanti problemi nell'attuale situazione economica... e di assicurare uno sviluppo robusto, rapido e sostenibile»), una vera e propria rivoluzione nella politica monetaria. Il nemico non è più, com'è stato negli ultimi anni, l'inflazione, ma la frenata della crescita. Gli ultimi dati confortano la scelta dell'autorità monetaria: tra luglio e agosto l'inflazione è precipitata dal 6,3 al 4,9%, mentre la crescita del Pil è passata dal 10,6% nel primo trimestre al 10,1% nel secondo (nel 2007 aveva toccato l'11,9).
In un solo giorno la Cina ha messo a tacere tutte le teorie del decoupling (lo sganciamento delle economie emergenti dal rallentamento degli Usa) che sono state al centro del dibattito da quando è cominciata la crisi immobiliare e finanziaria negli Stati Uniti. Anche la locomotiva cinese sta accusando il colpo, attraverso un rallentamento delle sue esportazioni e la fuga dal rischio degli investitori finanziari, che hanno mandato al tappeto la Borsa di Shanghai e messo in difficoltà il settore immobiliare.
Nelle ultime settimane si erano moltiplicate le indiscrezioni su un intervento del Governo a favore dell'economia. Il mercato puntava su tagli fiscali e su nuovi programmi di investimento nei lavori pubblici. Ieri è arrivata la prima, inattesa, risposta.

RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-